Sul tetto del Cenacolo

By Panizza — In Articoli editoriali, Edilizia — 20 Maggio 2013

20

Mag
2013
Articolo Estratto da:
Il Corriere della Sera, Ediz. Milano, del 19 Maggio 2013, scritto da Armando Stella

Una Gabbia di Metallo per Salvare il Cenacolo

Via al cantiere di restauro del refettorio
Il lavoro sporco a museo chiuso, nei lunedì del riposo di Stato: la vista all’Ultima Cena conserva la sacralità di un pellegrinaggio e la pace nel refettorio non può essere disturbata. Negli altri giorni se possibile piano con le martellate, che i turisti ascoltano. Il Cenacolo è in cantiere. Edilizia pesante sul tetto delle Grazie. La gru in giardino, i muratori inerpicati sul ponteggio, imbracature , carrucole, moschettoni assicurati ai ganci di sicurezza e ordini, turni e movimenti urlati sui chiostri, un impasto di dialetti operai che accompagna le preghiere dei cappuccini. La Soprintendenza ai Beni Monumentali ha avviato il primo, importante intervento di restauro dell’edificio dopo la ricostruzione dalle macerie della guerra. La pioggia filtra dalle volte botte d dalle testa. I coppi sono sbrecciati. Vanno rifatti canali, le converse, i pluviali. L’umidità minaccia i due capolavori aggrappati alle pareti: L’Ultima Cena di Leonardo Da Vinci e la Crocifissione del Montorfano. Il refettorio ha bisogno di coperture efficienti e di un cappotto termico: gli operai bresciani e bergamaschi sono in trasferta per questo.
Il programma affisso al muro del bookshop dice che ci vorranno 214 mila euro (fondi Arcus) e 150 giorni di lavoro per completare l’operazione e chiudere le falle dell’edificio[…]. “la volta è stata ricostruita nel secondo Dopoguerra, secondo tecniche e canoni oramai superati – ha spiegato il direttore del museo Giuseppe Napoleone -. I coppi poggiano su una soletta di calcestruzzo e su una lamiera metallica…” Roba vecchia. Il progetto della Sovraintendenza prevede il “rifacimento del manto di copertura in tegole di laterizio, con posa di ganci fermacoppi; un pannello coibentato per l’isolamento termico; la realizzazione di un colmo ventilato, la revisione e sistemazione delle lattonerie in rame; una nuova linea-vita (ancoraggi e cavi in acciaio) per svolgere in sicurezza i futuri interventi di manutenzione”. Il cantiere è aperto sette giorni su sette, si attacca presto al mattino e si finisce che è buio (i turisti dovranno convivere con i muratori). Le lavorazioni più rumorose, come detto, saranno limitate al lunedì. “in questa prima fase – indica il sovraintendente Alberto Artioli – le ditte stanno allestendo una copertura supplementare di garanzia”. È una gabbia di tubolari e lamiere metalliche. Un coperchio sul refettorio, o meglio: una custodia. A guardali dal basso, mentre passeggiano sul tetto, gli operai del Cenacolo ricordano gli uomini volanti del circo. Stanno applicando una “seconda pelle funzionale” al refettorio dell’Ultima Cena: due pareti ai lati, una capriata triangolare in testa, reti di salvataggio e sottoponti di sicurezza. Un skyline provvisorio sul profilo di Santa Maria delle Grazie. La fase due partirà in estate: “Dobbiamo Fermare alcune piccole infiltrazioni avvistate nelle murature prima che intacchino gli elementi pittorici dell’Ultima Cena e della Crocifissione”. Per il nuovo tetto dell’Cenacolo saranno utilizzati pannelli coibentati continui (lunghi come tutta la falda, da colmo a canale) che facciano da scudo alla pioggia, migliorino l’isolamento termico e garantiscano un microclima stabile nella sala museale: “Temperatura costane e aria sana rallentano il naturale processo d’invecchiamento del dipinto”. L’ultima Cena è stata disegnata da Leonardo a partire dal 1497. Si è miracolosamente salata dalle bombe del 19143. È stata restaurata in ventun’anni di fatiche da Pinin Brambilla Barcilon. È un capolavoro sciupato, delicato, sensibile. Si degrada, non sopporta la polvere, figurarsi l’umidità.

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